La banda degli onesti (1956)
L’opera di Camillo Mastrocinque consacrò il sodalizio comico di Antonio De Curtis, detto Totò e Peppino De Filippo. Totò è il signor Bonocore, portiere in uno stabile nel quartiere Prati, con vista su San Pietro. De Filippo è un suo amico tipografo, di nome Lo Turco.
I due, insieme al pittore Cardone (Giacomo Furia) mettono insieme una improbabile banda di falsari. Infatti, grazie agli stereotipi di stampa originali della Banca d’Italia,“eredità” di un inquilino morto, i tre produrranno banconote da 10mila lire. Ma la “banda” non avrà mai il coraggio di spacciare i falsi, vivendo ognuno lunghi giorni di terrore. Il figlio di Bonocore, infatti, è un agente della Guardia di Finanza, che indaga su un traffico di soldi falsi. Alla fine arresterà altri impostori, ben più pericolosi e organizzati dei tre protagonisti del film.
Oltre a viale delle Milizie, le cineprese immortaleranno anche piazza degli Zingari (dove si trova la tipografia di Lo Turco), piazza Gimma nel quartiere Africano (dove lavora il pittore Cardone), la stazione della metro Cavour (inaugurata un anno prima del film e ancora mezza vuota), il parco degli Acquedotti (dove vengono seppellite le banconote false), via di Monte Savello a due passi dal Lungotevere de’ Cenci e dal Teatro Marcello, dove si trova la tabaccheria in cui tenteranno di spacciare le 10mila lire false.