Perché si chiamano così.
Tratto distintivo della Città Eterna e in particolare del suo centro storico, i “sampietrini” o “sanpietrini” devono il loro nome alla Basilica di San Pietro. Fu proprio la piazza che ospita il luogo sacro simbolo della Cristianità nel mondo ad essere la prima pavimentata con questa tecnica.
Da dove arrivano.
La pietra utilizzata per scolpirli, la selce, proviene dalle cave poste ai piedi dei Colli Albani e dalla zona vulcanica del viterbese, a pochi chilometri da Roma.
La scelta di questa pavimentazione risale al Cinquecento ed è dovuta alla necessità di agevolare il transito delle carrozze, mezzo di trasporto principale a quei tempi.
“Sampietrini” sì o no?
Nonostante l’importanza storica che rappresentano, i “sampietrini” hanno subito spesso veri e propri attacchi non solo dai cittadini romani stessi – alcuni dei quali li ritengono pericolosi per i mezzi moderni, soprattutto per i motorini – ma anche da chi ha governato la città. Tanto che nel 2014 qualcuno promosse la loro sostituzione con l’asfalto, più sicuro ma soprattutto meno costoso nella sua manutenzione. C’è chi avrebbe addirittura voluto venderli ai cinesi.
Per fortuna nessuna delle due idee trovò abbastanza supporto per diventare realtà e questi particolari blocchi di selce sono rimasti al loro posto, dove si trovano ormai da cinquecento anni.
Curiosità sui “sampietrini”.
La pavimentazione urbana costituita da “sampietrini” è solo il 2% dell’intera rete stradale romana, ovvero 100 km. Come immaginabile, la totalità di questa estensione si trova nella zona centrale della città, la più visitata al mondo.